Alcune donne dopo aver scoperto di essere incinta, tendono a negare questo loro nuovo stato. Questa negazione può durare pochi mesi o per tutta la gravidanza e può purtroppo arrivare perfino all’infanticidio o all’abbandono.

La negazione della gravidanza è una spiacevole conseguenza di chi ha subito violenza, traumi o è stata vittima di stupro.

A differenza della depressione post partum, nella negazione della gravidanza la donna non riconosce o non vuole riconoscere i sintomi della gestazione, di conseguenza si comporta come se non fosse incinta.
Quindi durante tutti i nove mesi di gravidanza, la donna non si preoccupa dell’alimentazione, continua a fumare e a bere e non effettua i normali controlli dal ginecologo.
Essendo in atto il processo di negazione della gravidanza, è naturale che il parto è percepito in modo molto traumatico ed è per questo motivo che si arriva all’infanticidio o all’abbandono.
Esistono due tipi di negazione della gravidanza: la negazione totale dove mancano le prove fisiche della gravidanza come il pancione e l’assenza di movimenti del feto percepiti dalla donna e quella parziale in cui la donna si rende conto di essere incinta tra il quinto e il nono mese di gravidanza, condizione altrettanto scioccante poiché la donna rischia di partorire dolorosamente e da sola.
Molto spesso la donna viene abbandonata a sé stessa dal partner e dalla famiglia che non si rendono conto della situazione a causa anche della negazione della donna a tutti i loro dubbi sul fatto che possa essere incinta.
Anche l’assenza di mestruazioni è spiegata attribuendola a periodi irregolari, oppure ci possono essere dei sanguinamenti durante la gravidanza che fanno pensare al ciclo mestruale. Perfino i medici tendono ad attribuire i sintomi della gravidanza ad altre patologie.
Alla base della negazione della gravidanza ci sono degli innegabili problemi psicologici collegati a degli eventi traumatici che la donna ha avuto in passato: violenze, stupri o traumi subiti.
Molto importante in queste situazioni è il sostegno della famiglia e l’aiuto delle strutture sanitarie che dovrebbero diagnosticare il problema e salvaguardare la salute della madre e del bambino prima che sia troppo tardi.